Presentazione

Presentazione di Fabio Ceccarelli

Werner Heisenberg[1], uno dei padri della meccanica quantistica, credeva poco probabile che una teoria sulle dimensioni potesse esser descritta in maniera chiara.

Per chi conosce Heisenberg, questo fatto non è motivo di meraviglia. Se si considera il complicato sviluppo matematico della meccanica quantistica che lo stesso Heisenberg propone, ci si rende conto che la sua visione non poteva che essere questa. Per farvi un esempio, pensate che “Anche il giovane Fermi[2] stentò molto a capire Heisenberg[…] Fermi non era ostacolato dalla matematica che padroneggiava, ma dalla fisica di Heisenberg.”[3] Se quindi aveva impostato una meccanica quantistica complicata, è plausibile pensare che avrebbe visto ancora più complicata una teoria sulle dimensioni superiori. Pertanto, è possibile concludere che la possibilità di realizzare una teoria semplice sulle dimensioni superiori, venisse vista dal fisico tedesco come inaccessibile o, metaforicamente (se lo consentite), come un sotterraneo di ferro. Ed è proprio da qui che prende il titolo questo libro. Di fatto, ci proponiamo di esporre una semplice teoria sulle dimensioni e quindi, metaforicamente, di entrare nel sotterraneo di ferro di Werner.

In realtà, questo libro, non nasce con l’intento di contraddire Heisenberg; anzi, nelle fasi di stesura, il fisico tedesco non era nemmeno contemplato. La necessità di agganciarci alle sue affermazioni di avvenne per motivi puramente estetici. I titoli che avevamo pensato fino a quel momento non avevano lo stesso effetto di quello attuale.

Invece il motivo per cui è nato questo libro deriva dal desiderio di realizzare un sogno che inseguo da una vita. Quale sogno? Quello di viaggiare nel tempo!

            La prima volta che vidi un film sui viaggi nel tempo, avevo poco più di cinque anni e ne rimasi talmente affascinato, che desideravo intraprendere la carriera di “viaggiatore del tempo”.  Ben presto mi accorsi che “la macchina del tempo” era solo una costruzione fantascientifica e che in pratica nessuno poteva fare un viaggio simile. Ciononostante io continuai a sperare che un giorno qualcuno (magari io) sarebbe riuscito ad inventare questa meravigliosa macchina.

            Col passare degli anni, scoprii che qualcuno si era occupato delle “distorsioni spazio-tempo” e che questa volta, non si trattava di fantascienza, ma di scienza vera e propria. Questa fu la prima volta che sentii parlare di Einstein e delle sue teorie. Decisi pertanto che mi sarei occupato di fisica per il resto della mia vita.

            Crescendo, mi resi conto che per quanto la fisica fosse affascinante, era poco soddisfacente da un punto di vista economico. Pertanto, spinto da motivi veniali, scelsi la facoltà d’ingegneria.

            Dopo un biennio travagliato, si presentò una lunga interruzione dei miei studi, sia per motivi legati al lavoro che per adempire il servizio di leva obbligatorio. Questa lunga pausa fu al contempo un male e un bene, perché se da un lato arrestò la mia carriera universitaria, dall’altro mi permise di meditare sui viaggi nel tempo.

            Infatti, durante questo periodo feci il punto della situazione, e mi resi conto che gli sviluppi teorici in questo settore della ricerca, si stavano chiudendo lentamente in un vicolo cieco; sì perché, se da una parte la teoria permette i viaggi nel tempo, dall’altra si scopre che le condizioni richieste sono praticamente irrealizzabili.

            Questi fatti mi spinsero a cercare nuove strade e nuove metodologie che potessero aggirare l’ostacolo tecnologico. In un primo momento, cercai tra le librerie qualche autore che dicesse qualcosa di nuovo, invece delle solite rivisitazioni della relatività. Alcuni, pubblicavano dei libri con dei titoli interessanti come “I misteri del tempo[4]“, o “Costruire la macchina del tempo”,[5] che di sensazionale avevano soltanto il titolo, ma che nella sostanza non dicevano più cose degli altri. Questo stato di cose mi spinse a non sperare più sulle idee degli altri, ma ad impegnarmi in prima persona.

            L’idea principale che mi ronzava in testa, vedeva come soluzione principale, l’uso di una dimensione superiore, che permettesse in un qualche modo di superare i limiti imposti dalla relatività. Ma cosa fosse questa quinta dimensione… mistero! Fu allora che mi venne l’idea di sfruttare la similitudine con le dimensioni inferiori, per capire cosa potesse essere la quinta. Mano a mano che le idee si sviluppavano nella mia mente, rimanevo sempre più sorpreso di come da un ragionamento tanto banale, quanto elementare, potessero scaturire fuori delle conseguenze tanto importanti. Forse, in questo caso, la scuola di Einstein con i suoi esperimenti mentali ha fatto da traino per le mie idee.

            Però con questa premessa, non voglio cascare nello stesso errore dei miei predecessori. Ogni generazione di scienziati, si crede superiore a tutte le generazioni precedenti, e a tutte quelle che successive. Le parole di Mario Orso Corbino[6], pronunciate il 21 settembre del 1929 ad un congresso di fisica, (che già dal 1928 era professore di fisica sperimentale all’Università di Roma) confermano ciò che ho detto: “Io penso che la fisica moderna possiede già tutti i capisaldi fondamentali della fenomenologia che può svolgersi o prodursi sperimentalmente sulla nostra Terra; e che perciò, […] i nostri posteri non potranno assistere alla rivelazione di nuove grandi scoperte fisiche, come avvenne a chi assistette al sorgere della Scienza elettrica, o agli sviluppi dell’Ottica o alla scoperta delle nuove radiazioni.”[7] Quello che viene esposto in questo libro non è, e non vuole pretendere di essere il “verbo” della fisica; è solo la speranza di poter aggiungere qualche piccolo traguardo a quelli già raggiunti dalla conoscenza del genere umano. Ciononostante, sono cosciente che mentre scrivo, ci siano più possibilità di essere aggiunti alla schiera di ciarlatani che popolano il web, piuttosto che di aver apportato un qualche contributo alla scienza, seppur lieve. Forse di queste libro se ne parlerà poco o quasi per niente; forse finirà nel dimenticatoio. Ma, nella stravagante ipotesi che debba avere un piccolo successo, sicuramente mi viene da pensare che verranno altri dopo di noi che cercheranno di smentirci su tutta la linea… e forse ci riusciranno con estrema facilità! Tutto ciò ha poca importanza. Non abbiamo scritto queste cose con la speranza essere messi sopra un piedistallo, sopra un podio, o di essere osannati dai nostri simili. Lungi da noi uno scopo del genere. Quello che invece ci auguriamo è che altri trovino qualcosa di buono in ciò che abbiamo scritto, qualche spunto di ricerca e che magari apportino correzioni, modifiche, o aggiungano nuove idee. Non ci vogliamo gongolare in pensieri di vana gloria quando, a distanza di tempo, contempliamo ciò abbiamo scritto, soprattutto se ci sembrano brillanti (o in apparenza tali). Vogliamo avere un occhio critico verso noi stessi, perché quello che conta è la ricerca della verità non quella della propria gloria personale.

             In ogni caso tutte queste idee, sarebbero rimaste nella mia mente se non mi avesse sollecitato il mio coautore a  scriverle in questo libro. La maggior parte di ciò che leggerete è frutto di mie lunghe riflessioni, intuizioni, nonché illuminazioni, ma senza il suo fondamentale contributo sarebbero rimasti tanti piccoli pezzi di un grosso puzzle sparpagliati nella mia mente e privi di un filo logico. Senza l’obiettivo di terminare il libro, non avrei mai approfondito quegli argomenti che saranno oggetto dei prossimi capitoli; non avrei mai collegato le considerazioni sulle dimensioni superiori, con lo spaziotempo, e con le particelle elementari. Non sarei mai giunto a collegare il nostro esperimento finale con il lavoro di Nicola Tesla. Molti dei discorsi sarebbero rimasti incompleti, altri pieni di errori e non si sarebbe mai creato quel filo logico che ora emerge dalle pagine di questo libro. La sua pazienza ad ascoltarmi e il suo modo di rimettere in ordine il fiume di idee che usciva dalla mia mente, mi ha permesso di realizzare ciò che avete tra le mani. E’ sua l’idea di realizzare il sito Fisicamente.it e il libro, così come suoi sono i disegni che lo completano.

            Oltre a ringraziare Max S.P. (coautore del libro), ci tengo a ringraziare anche sua moglie Letizia che ha saputo insistere in diverse telefonate, a spronarmi a concludere questo libro. La ringrazio per aver letto il nostro libro e per averci dato il suo punto di vista.

Dei ringraziamenti cumulativi li rivolgo ai miei colleghi d’ufficio del Competence Center di Telecom Italia, ma in particolare a Ilario Mei e a Lorenzo Pazzaglini che più degli altri hanno nutrito molto interesse per i miei discorsi, aiutandomi a concentrarmi soprattutto sul capitolo degli esperimenti.

            In fine vorrei augurare a voi tutti una buona lettura, e spero che tra voi ci siano diverse persone che si prenderanno la briga di controllare con qualche esperimento la veridicità di ciò che è scritto.

Roma, 28 agosto 2018

                                                F. Ceccarelli


[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Werner_Karl_Heisenberg

[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Fermi

[3] E. Segrè, Personaggi e scoperte della fisica contemporanea. Da Rutherford ai quark, Mondadori, Milano 1996, p.158

[4] http://it.wikipedia.org/wiki/I_misteri_del_tempo

[5] John Gribbin – “Costruire la Macchina del Tempo” – Aporie Edizioni, Gennaio 2001

[6] http://it.wikipedia.org/wiki/Orso_Mario_Corbino

[7] Ivi, cit., p. 172